5 modi in cui il digitale può aiutarti a vendere di più online

Solo quindici anni fa il negozio fisico era l’unico luogo deputato alla conclusione di una vendita.

Oggi, al contrario, è necessario essere presenti su molteplici media e mezzi di comunicazione e utilizzare, per ognuno di questi, i contenuti e gli strumenti più adatti alle loro caratteristiche specifiche. Sempre più stiamo assistendo allo sviluppo di modelli di business ibridi, ovvero modelli che vedono necessariamente un’integrazione tra il negozio fisico e i canali digitali.

In questo breve articolo, vi riportiamo 5 practices con le quali poter sfruttare il digitale per aumentare le vendite online.


1. E-commerce

Internet ha aperto diverse opportunità per le imprese in termini di penetrazione del mercato e crescita commerciale.

Sempre più le imprese che intendono avvalersi del mondo online allo scopo di vendere qualcosa, offrono i propri prodotti o servizi attraverso siti di e-commerce. I principali dati emersi dai report presentati dall'Osservatorio e-commerce B2C della School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, mostrano che

il valore in euro dell'e-commerce in Italia nel 2017 ammonta a 23,6 billion

e per la prima volta l'acquisto di prodotti supera quello dei servizi (+28% nel 2017). Inoltre sempre più utilizzato è il mobile per gli acquisti online (5,8 billion il valore in euro degli acquisti nel 2017).

Per citare alcuni esempi pratici di quanto, anche in Italia, la vendita online tramite e-commerce sia ormai diventata preponderante, prendiamo ad esempio un settore specifico come la moda: nel 2018, "Casaleggio e Associati" prevede che le vendite tramite e-commerce per questo specifico settore, cresceranno del 28% con un saldo di oltre 2,5 miliardi di euro.

Sempre secondo Netcomm, nel segmento dell’abbigliamento, i dispositivi mobili continuano a rappresentare una quota di traffico e ordini in aumento.

Gli smartphone generano il 36% degli ordini e il 56% di tutto il traffico dei siti di abbigliamento.

Uno degli e-commerce di moda di maggior successo è Yoox.com.


L'azienda italiana fondata da Federico Marchetti, da start up guardata con sospetto e considerata troppo evoluta per il mercato italiano, è diventata in pochi anni un multi-brand leader nel mondo , che vanta filiali in Europa, Giappone, Cina e U.S.A, e ha clienti sparsi in più di 100 Paesi nel mondo.

L' idea innovativa di Yoox è stata quella di comprare in stock la merce invenduta della stagione passata da maison di alta moda come Gucci, Dolce & Gabbana, Diesel, Armani e Cavalli ad esempio, per rivenderla online in veste di rivenditore autorizzato. Creando notevoli vantaggi (logistica, gestione del magazzino, prezzi ridotti rispetto al negozio fisico, ecc.), Yoox è l'esempio di come il digitale abbia rivoluzionato il settore moda.

Come ricorda il suo fondatore, Yoox nel 2009 faceva ricavi per circa 150 milioni di euro. Investendo sempre più nel digitale e creando un'importante fusione con l'e-commerce inglese Net A Porter, è nato il leader del mondo del lusso online. Marchetti ricorda che 

<< Questa collaborazione tutta anglo-italiana ha portato il Gruppo a fatturare oltre € 2 miliardi in un paio d’anni >>

Per testimoniare la crescita incessante dell'azienda, basti pensare che già nel primo semestre del 2017 i ricavi netti consolidati ammontavano a 1,03 miliardi di euro, in crescita del 19,5% rispetto agli 897 milioni dei primi sei mesi del 2016. 


2. Il Blog

È un sito web o una pagina che viene di norma utilizzata per pubblicare opinioni, conoscenze o idee relativamente a uno o più argomenti.

Le finalità di un blog possono essere svariate: oggi, in ambito aziendale, un blog è un metodo efficace per pubblicare e promuovere regolarmente contenuti relativi a un’azienda, a un brand o un mercato, specialmente per intercettare il proprio pubblico di riferimento e convertirli in visitatori del sito prima e in clienti dopo.

La possibilità di essere aggiornato in tempo reale, permette a un blog di essere sempre attivo e ciò attrae potenzialmente chi naviga in rete, poichè può trovare risposte aggiornate a ciò che sta cercando.

Una ricerca condotta da Imageware mostra che

il numero di visite medie mensili dei blog italiani si è aggirato tra 10-50 mila visite nel 2016.

Oltre a favorire il coinvolgimento dei clienti e a sviluppare le interazioni con i lettori, avere un blog è importante per un'azienda perchè aumenta l'esposizione complessiva online: esso infatti può aumentare la visibilità attraverso i risultati dei motori di ricerca (SEO).

Un blog, oltre che aziendale, può essere anche personale ed uno dei più riusciti (e famosi) è quello di Salvatore Aranzulla (divulgatore informatico che si occupa di rispondere alle domande più comuni relative al mondo dell'informatica).

L'informatico italiano più famoso del web, è il primo esempio di blogger che ha fatto fortuna con la pubblicazione di articoli.

Il suo punto di forza?

Guadagnare con la pubblicità, pur rispettando i lettori. I banner invadenti sono limitati poichè al centro ci sono i contenuti, vero elemento di conversione dei "lettori di passaggio" in veri e propri utenti fedeli, che ogniqualvolta cercano risposte alle loro domande, le trovano sul blog.

La grafica è semplice e pulita, la lettura scorre veloce, c'è in pratica solo il testo accompagnato da immagini esemplificative dei contenuti riportati. Questo per dire che in un blog, anche la formattazione è importante: è bene formattare il post in modo che sia le persone che i motori di ricerca possano leggerlo e comprenderlo facilmente su ogni dispositivo.


3. Gestione dei social media

Le attività di gestione dei social media (o community management) hanno come obiettivo l’identificazione, la gestione e il monitoraggio delle interazioni con la fan base.

Nello specifico una efficace gestione dei social media consente di indirizzare il traffico, generare lead e fidelizzare i clienti, consolidare la base fan e acquisire nuovi contatti.


Secondo il quotidiano online Primaonline il peso del mobile nell’utilizzo di internet è aumentato rapidamente negli ultimi anni e nel 2018 l’agenzia prevede che raggiungerà un livello di consumo pari al 79%.

Inoltre, sempre più importante per creare un contatto con gli utenti è la tecnica del visual storytelling e secondo l’infografica di Filmora l’80% del traffico Internet globale sarà attribuito ai video entro il 2020.

Tutta questa presenza sui canali digitali va gestita.

È per questo che termini come Community Management, Social Community, Social Media Management fanno tutti parte del linguaggio comune. Molto spesso li utilizziamo come sinonimi ma in realtà hanno significati ben specifici.

Queste sono solo alcune delle attività che rientrano in quello che può essere definito come il mondo del Social Media Marketing, il settore che si occupa, sostanzialmente, di generare visibilità sui social media, sulle virtual community e sugli aggregatori 2.0.

Il social media marketing non riguarda solo i grandi network, ma riguarda in generale il fatto che le marche abbiano conversazioni.

Il social media marketing permette ai clienti di “dare opinioni” in maniera diretta e questo aspetto rappresenta una novità rispetto al marketing tradizionale, che invece tendeva a non ascoltare affatto il potenziale cliente. Il social media marketing offre ai consumatori una voce.

Ovviamente questa è un’opportunità per l’azienda, che può capire e comprendere più facilmente i bisogni dei consumatori, ma bisogna saperla sfruttare adeguatamente per non far si che si trasformi in un' arma a doppio taglio.


4. SEO

La Search Engine Optimization (SEO) è l’insieme di tecniche adottate da coloro che si occupano di contenuti web al fine di migliorare la qualità e il volume del traffico di un sito web, favorendone un posizionamento efficace all’interno dei risultati di ricerca organici.

Più alto è il posizionamento di un sito, maggiore è la probabilità che un utente visiti lo stesso.

Nel 2017 le ricerche svolte su Google ammontavano a 2 billion e, sempre da fonti Google, il 94% degli utenti ha cliccato su un risultato di ricerca della prima pagina.

Essere visibili prima degli altri si traduce in un importante vantaggio competitivo.



S.E.O. è una sigla inglese (acronimo) che sta per Search Engine Optimization, tradotto letteralmente “ottimizzazione per i motori di ricerca“

Queste pratiche sono molteplici e riguardano diversi aspetti di un sito web: l’ottimizzazione della struttura del sito, del codice HTML, dei contenuti testuali, la gestione dei link in entrata (ovvero, quelli che da altri siti puntano verso il tuo sito, detti inbound link o, più comunemente, backlink) ed in uscita (che dal tuo sito puntano verso altri).

Poiché Google è il motore di ricerca di gran lunga più utilizzato al mondo, la maggior parte delle attività SEO riguardano lo studio dell’algoritmo di Google e dei suoi periodici aggiornamenti con le relative azioni per rendere i siti più “graditi” a tale algoritmo. 


5. Mobile advertising

Con mobile advertising si intendono le soluzioni di pubblicità online che vengono veicolate attraverso i dispositivi mobili.

Diverse attività di promozione in rete possono fare leva su smartphone e tablet per distribuire inserzioni:

in tal senso è bene pensare al mobile advertising come comprensivo non solo di iniziative “mobile-only” (quali ad esempio l’SMS marketing), ma come approccio possibile anche per iniziative legate al social media adv, al keyword advertising, alle campagne display e in generale a forme di adv distribuibili tanto con “posizionamento desktop” quanto con “posizionamento mobile”.

I dati dell’Osservatorio e-commerce B2C dimostrano che

il valore in euro della pubblicità online nel 2017 è pari a 2,6 miliardi e di essa il 35% è su dispositivi mobili (30% smartphone, 5% tablet).



In tutto il mondo dunque e anche in Italia, il traffico internet da mobile è in continua crescita e i marketers devono necessariamente affrontare questa tendenza. Lo dice anche un report di eMarketer su “Mobile Advertising and Marketing Trends Roundup”, secondo cui dalla pubblicità mobile sui social network, al programmatic advertising per il mobile, fino ai video e alle notifiche push,

oggi gli inserzionisti devono puntare a raggiungere un pubblico in movimento, sempre connesso, ma in mobilità.

Una vera e propria rivoluzione, mai così profonda, che sta cambiando la competizione e i modelli stessi di business nel mondo della pubblicità, a causa di alcune tendenze nate da internet (diffusione dell'uso del mobile – smartphone, tablet, e ora anche wearable come orologi e occhiali intelligenti –, dei social network e dei contenuti video online, per citarne alcune). 

Questa rivoluzione si sta riflettendo ovviamente sulle strategie di marketing e di advertising delle aziende, che sono sempre più multicanale. Ogni media ha caratteristiche che lo rendono adatto a puntare, in modo più efficace ed economico rispetto agli altri, su specifici obiettivi.

In questo mondo digitale da intendersi come Data Driven Advertising

<< l’elemento più critico è la qualità del dato >>

puntualizza Paolo Maggi, Head of Strategic Media Planning di UniCredit. Chiunque abbracci questo approccio dovrà dotarsi di un buon metodo per valutare la bontà dei dati raccolti, misurando ex-ante ed ex-post le informazioni attraverso appositi filtri legati agli obiettivi da raggiungere. 

Il manager di Unicredit ha anche aggiunto: « Noi abbiamo accumulato negli anni tantissime informazioni sui clienti, che sono rimaste inutilizzate. Oggi, grazie all’interazione in tempo reale permessa da Internet e dagli end point mobile – smartphone e tablet -, le piattaforme di gestione dei dati di ultima generazione possono isolare le informazioni provenienti dalle campagne, segmentare l’audience sulla base di parametri socio-demografici, abitudini, stili di vita o comportamenti d’acquisto, e suggerire strategie e offerte pubblicitarie personalizzate».

Tutto ciò dunque, porta ad intercettare meglio il flusso di utenti che incontrano i contenuti che l'azienda produce, aumentando la probabilità non solo di ingaggiarli, ma di farli convertire in clienti che genereranno flussi di denaro con e per l'azienda.