Il concetto di Native Advertising è presente sul web fin dagli albori di Google Search, ma nasce da secoli di propaganda cartacea: con esso s’intende
la capacità di inserire la pubblicità in modo non intrusivo all’interno di contenuti editoriali.
Al giorno d’oggi però, cresce sempre più la necessità , da parte di piccole e grandi imprese, di differenziarsi dalla normale pubblicità display di Google alla quale gli utenti sono ormai abituati (e che quindi tendono ad ignorare):
siamo arrivati ad un punto nel quale ogni mezzo di comunicazione, alla lunga, viene reso obsoleto dall’evoluzione del web e dalla sua capacità di reinventarsi in modo costante e sempre nuovo.
L’evoluzione della Native Advertising.
Premesso ciò, era naturale che prima o poi i classici banner sparsi in giro per le pagine web si evolvessero in qualcosa di più complesso ed efficace:
contenuti più chiari, più ricchi e soprattutto più brandizzati, in una parola: efficaci.
Riconoscerete subito, all’interno delle Native Adv, un contenuto multimediale maggiormente integrato all’interno della pagina che non verrà percepito come spam anche dall’utente più esperto. Di conseguenza, quest’ultimo sarà portato a condividere con amici e/o sui social il servizio che avete pubblicizzato, o semplicemente ne sarà più attratto.
Ovviamente questo non dev’essere un modo per camuffare l’inserzione e ingannare l’utenza, ma come garantito dalla Federal Trade Commission, devono essere chiari punti essenziali quali:
- Lo scopo commerciale del contenuto
- La linea editoriale
- Il design integrato nella piattaforma
- La qualità superiore
Esempi di Native Advertising
Dovrebbero essere quindi chiari i motivi per cui questo tipo di pubblicità sia decisamente più efficace rispetto ai più tradizionali: vediamo ora, più nello specifico, qualche esempio riportato dalla nostra azienda Dueper Design, che negli ultimi anni ha collaborato in modo stretto con RCS per la produzione di landing pages, il formato più evoluto della native adv. In molti di questi casi, come ad esempio per Skoda Karoq, il prodotto finale non viene mai citato se non in ultima battuta, come a chiudere il racconto invitando l’utente all’acquisto solo una volta assorbiti i concetti chiave del brand. Fidelizzando insomma il lettore, attraverso contenuti emozionali.
Stessa meccanica la vediamo ripetersi per Oakley, dove gli occhiali da sole vengono indossati da personaggi del calibro di Valentino Rossi (testimonial), ma non sono mai esplicitati all’interno dei testi (dove invece troviamo, in questo caso, la storia dei protagonisti).
E gli esempi potrebbero essere tanti altri, ma la base è sempre quella:
raccontare qualcosa, attraverso storie che si possano ben integrare all’interno del brand, prima ancora che nel web.
E’ un concetto che ricorda molto il format del carosello italiano, non trovate? Proprio per questo funziona: cambiano gli strumenti, ma non i metodi.
Conclusioni
Riassumendo, le Native Adv sono sicuramente una risorsa fondamentale per rafforzare il vostro nome sul web, una possibilità accessibile anche alle piccole realtà che vogliono affacciarsi al marketing digitale: che siano semplici testi, immagini oppure video, rappresentano un asso che può farvi vincere sulla concorrenza.